Gabriela, Diego e Francesco sono una giovane famiglia che, come tante altre che abbiamo incontrato nell’ultimo anno, è scappata dal Perù. A raccontare la loro storia è padre Alessandro Maraschi.
Gabriela, Diego e Francesco sono una giovane famiglia, arrivata alla Casa della Carità in un pomeriggio di novembre 2022. A raccontare la loro storia è padre Alessandro Maraschi, operatore della Fondazione.
«Ricordo che quel giorno mi hanno chiamato dal Centro di ascolto per un aiuto nella traduzione durante un colloquio con una famiglia proveniente dal Perù. È stato allora che per la prima volta mi sono trovato davanti Gabriela, Diego e Francesco, di cui mi ha colpito subito la giovanissima età: 20 anni appena compiuti lei, 21 lui, 3 il piccolo Francesco.
Gabriela, Diego e Francesco… dall’Italia al Perù e ritorno
Con il supporto di padre Alessandro, le volontarie del Centro di ascolto Matilde Brockhaus e Pinuccia Carnaghi e l’assistente sociale Gaia Lauri cominciano il colloquio e scoprono che Diego, nato in Venezuela, ha il passaporto italiano perché il nonno era emigrato dalla Sicilia al Perù. Anche il piccolo Francesco ha la cittadinanza, mentre Gabriela è peruviana.
«Sessant’anni dopo, Diego e la sua famiglia hanno deciso di intraprendere al contrario il viaggio compiuto dal nonno, portandosi dietro, come lui prima di loro, sogni, speranze e giovinezza», dice padre Alessandro.
Prima dell’Italia la coppia aveva pensato di stabilirsi in Spagna, pensando di essere agevolati dalla lingua: «Dopo poco si sono però resi conto che, per poter rimanere regolarmente nel paese, avrebbero avuto bisogno di altri documenti ottenibili solo in Italia e così raggiungono Milano», spiega ancora padre Maraschi.
La paura di finire in strada
Le speranze di Diego e Garbiela sono molte, ma i soldi sono pochi e sono sufficienti solo per qualche notte in albergo. Il rischio di finire per strada è alto anche perché, nonostante la comunità peruviana sia molto presente a Milano, la giovane coppia non conosce nessuno.
E allora cercano su internet e trovano l’indirizzo della Casa della Carità.
«Al Centro d’ascolto proviamo a indirizzarli, invitandoli a presentarsi nei vari sportelli del Comune di Milano e lascio loro il mio numero di telefono. L’indomani mi chiamano molto spaventati, spiegando che i servizi del Comune non riescono a farsi carico della loro situazione», racconta padre Alessandro.
E continua: «Se fossero finiti in strada, come spesso accade, i servizi avrebbero trovato una sistemazione per Gabriela e Francesco, mentre Diego, con tutta probabilità, sarebbe finito in dormitorio. A quel punto io e gli altri operatori ci siamo guardati in faccia e ci siamo chiesti che cosa avremmo potuto fare, mentre all’altro capo del telefono la famigliola rimaneva in silenzio».
Peppe Monetti, l’avvocato della Casa della Carità, chiama allora un’amica, una suora comboniana della zona, e chiede se hanno disponibilità nella loro casa per qualche notte. E fortunatamente è così.
L’accoglienza alla Casa della Carità
Il sabato successivo alla Casa della Carità abbiamo inaugurato un nuovo murales e organizzato una grande festa. Gabriela e Diego sono lì. Timidamente, si affacciano in biblioteca, dove si stanno svolgendo delle attività per bambini, con il piccolo Francesco accoccolato in braccio, che non ne vuole sapere di staccarsi dalla mamma.
Li incrocia Fiorenzo De Molli, responsabile del Settore Accoglienza della Fondazione, e di getto dice a padre Alessandro: «Dovremmo “adottarli” per un po’».
E così il lunedì seguente la famigliola arriva in via Brambilla e da allora è davvero come se fossero stati adottati da tutti: «Era l’inizio di novembre, ma è stato come se fosse già Natale, con il mistero di una famiglia venuta da lontano in cerca di un posto che potesse accoglierli. Non sono arrivati a dorso di un asino e i pastori, che nella notte di Betlemme hanno tenuto tra le braccia il Salvatore, alla Casa della Carità hanno tratti somali, tunisini, colombiani», dice padre Alessandro.
Oggi Diego, Gabriela e Francesco hanno intrapreso un bel percorso di inclusione sociale: mentre Gabriela studia l’italiano, Diego ha già trovato lavoro in un ristorante. Il piccolo Francesco frequenta la scuola dell’infanzia e compie gioiose scorribande per i corridoi della Casa.
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Nel 2023, le attività di ospitalità residenziale di persone in condizioni di grave marginalità sociale sono state sostenute anche grazie ai fondi dell’8×1000, che annualmente l’Arcidiocesi di Milano destina alla nostra Fondazione.