Ci ha lasciati padre Maurizio Annoni, un gigante della carità. Ci resta il suo esempio fatto impegno nella quotidianità e nel solco della più autentica tradizione francescana.
La scomparsa di padre Maurizio Annoni (presidente di Opera San Francesco, 11 aprile 2019) mi fa ripensare al grande valore di tutte quelle figure che in silenzio operano nella quotidianità e costruiscono solide reti di solidarietà, qualche volta anche con capacità imprenditoriale, ma sempre creando coesione sociale e prossimità. In questo caso, poi, ci ha lasciati una persona che è fortemente legata alla tradizione francescana con tutti gli insegnamenti che questa comporta.
L’azione di Opera San Francesco, infatti, ci fa intravedere una città che riscopre continuamente i suoi legami di umanità e fraternità e lo fa non ideologicamente, ma nel concreto della quotidianità. Le file di persone che affollano quella mensa, la qualità degli ambulatori medici e tutto il resto delle attività sono il segno di realtà che non sorgono dal caso, ma nascono da una spiritualità forte, da un’intelligenza sapiente, da una capacità di dare continuità proprio agli insegnamenti di San Francesco.
Milano ricorderà una personalità che oggi ci lascia, ma che ci affida l’eredità di uno stile, di una presenza sempre discreta, intelligente e sapiente. E che ci interroga sulle grandi realtà di solidarietà che operano nella nostra città, e non solo, riconsegnandoci una grande domanda di spiritualità, di costruzione del bene comune, di ricerca di un orientamento etico aperto a credenti e non credenti. Una domanda che è linfa vitale per una società anche in termini di quotidianità e di sviluppo.