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Il teatro è di casa in via Brambilla

Da qualche mese alla Casa della Carità è nata una piccola, ma preziosa, esperienza di teatro, che sta coinvolgendo un gruppo di ospiti di via Brambilla.

Si tratta del laboratorio teatrale, condotto da Alberto Pluda, operatore della Casa e insegnante di teatro alla Società Umanitaria di Milano, affiancato dagli educatori Serena Pagani e Guido Grittini.

Abbiamo incontrato Alberto, per farci raccontare questa esperienza: “Prima della pandemia era già emersa la volontà di avviare un’attività teatrale, rivolta anche all’esterno. Poi il lockdown ha bloccato tutto e siamo riusciti a partire a febbraio 2021, con una piccola proposta solo per i nostri ospiti, una volta a settimana”, spiega.

Al momento il corso è frequentato da uno zoccolo duro di 4 persone, sempre presenti, mentre gli altri partecipanti ruotano di volta in volta, riuscendo a coinvolgere in tutto una decina di persone.

“Vediamo che gli ospiti hanno iniziato a riconoscere e interiorizzare questo momento. Fino a qualche tempo fa bisognava convincerli a venire. Ora invece, quando arrivo in auditorium lì trovo già pronti ad aspettarmi”, racconta Alberto.

Teatro per riappropriarsi del proprio corpo

Durante il laboratorio, in una prima parte sono proposti esercizi finalizzati innanzitutto a riappropriarsi del proprio corpo e del movimento, dei sensi, del respiro. E poi c’è una seconda parte dedicata “all’esplosione”, al lasciarsi andare, all’utilizzare la voce per sbloccarsi.

Tutto è impostato sul gioco, con l’intento anche di ridere e prendersi un po’ in giro. Alla base di tutto c’è comunque la tecnica teatrale, per esempio con il lavoro sulla voce o il respiro con il diaframma. “Alcuni si sono stupiti di quello che possono fare con la loro voce!”, dice ancora l’operatore. 

Che aggiunge: “Credo che questa per i nostri ospiti sia un’esperienza positiva, perché per loro rappresenta un modo diverso per viversi, raccontarsi e anche ascoltarsi.

E le reazioni sono varie: c’è chi si esprime in libertà appena gli viene data questa possibilità. C’è chi è più chiuso e si è lasciato andare con il tempo, mentre inizialmente assisteva soltanto agli incontri senza partecipare attivamente”.

Ci sono anche momenti non facili da affrontare in questo percorso di presa di coscienza di sé e del proprio corpo e quindi qualcuno si è anche tirato indietro. Inoltre, le norme di sicurezza per il contenimento del Covid rendono tutto più complicato: si deve evitare il contatto fisico, che è alla base del teatro, e si lavora sempre con la mascherina.

Alberto non opera direttamente in via Brambilla, ma è uno dei “custodi sociali” che seguono i residenti delle case popolari del Municipio 2. Per questo, prima dei laboratori non conosceva gli ospiti della Casa: “I rimandi li ho da Serena e Guido, che fanno parte dell’équipe educativa, i quali mi hanno detto che alcuni ospiti, nelle due ore di laboratorio, si sono esposti e aperti più di quanto non abbiano mai fatto in altri momenti”, racconta.

Teatro per lasciare andare le fatiche

Piano piano, inoltre, gli operatori cercano di confrontarsi con i partecipanti al laboratorio, per capire come stanno vivendo questo momento: “Mi serve per scaricare e lasciare andare tutto il peso che ho dentro”, ha detto uno. “Quando esco di qua mi sento molto più leggero”, ha riferito invece un altro.

“E proprio questo è il fine ultimo di questo spazio”, afferma Alberto. 

Anche se è ancora presto per pensare a uno spettacolo, in ogni incontro si propone un “momento palco”, per far capire meglio agli ospiti cosa stanno facendo. Molti, infatti, non sapevano nemmeno cos’è il teatro. Lo collegavano piuttosto a momenti di festa, ma non conoscevano il teatro come lo intendiamo noi.

Quando la situazione lo consentirà, l’idea è quella che questa esperienza si apra all’esterno, coinvolgendo anche altre professionalità, per esempio per lavorare con la musica, e far partecipare anche il quartiere. Sarebbe bello nascesse una piccola compagnia teatrale della Casa della Carità”, conclude Alberto.

Uno spettacolo contro il razzismo

E intanto, un primo assaggio di che cos’è uno spettacolo teatrale gli ospiti lo hanno sperimentato venerdì 21 maggio 2021, quando la Casa ha ospitato presso il suo auditorium lo spettacolo “Il nostro canto libero”, messo in scena da Teatro Utile il Viaggio e Associazione EtNos, in occasione della Giornata contro il razzismo promossa dall’UNAR – l’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali.

Attraverso letture, poesie, musiche e danze alcuni artisti di Teatro Utile il Viaggio e alcuni migranti che partecipano al laboratorio permanente di teatro proposto da EtNos hanno dato voce e corpo ai temi dell’immigrazione, del razzismo, del dolore di dover lasciare la propria terra senza riuscire a sentirsi mai a casa nel luogo dove si è arrivati.

Con EtNos e Teatro Utile, c’è stata una collaborazione e un confronto sin dagli esordi del laboratorio proposto dalla Casa, con l’intento di arrivare a costruire dei percorsi complementari.


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